Dal brevetto di terzo grado AR alla fotografia subacquea
Conobbi Marco alla fine dell’estate del 2008. Era alla ricerca di un corso F.I.P.S.A.S. di terzo grado AR. Il corso che ti abilita al raggiungimento della massima profondità “sportivo-ricreativa”. Sportivo-Ricreativa perché le profondità maggiori sono delegate alle immersioni tecniche e a specifici corsi. All’epoca ero stato designato direttore del prossimo corso AR di quel livello.
Devo ammettere che qualche domanda me la posi. Generalmente gli aspiranti allievi di corsi per sommozzatore di III grado AR si manifestano tra soci all’interno della stessa Associazione. Di conseguenza l’istruttore conosce pregi e difetti subacquei e non, dei propri allievi. Nel caso di Marco mi sarei trovato con una persona che francamente non conoscevo. Per fortuna l’esperienza personale e il suo percorso precedente con gli standard dei corsi F.I.P.A.S.A.S. mi furono di grande aiuto. Dopo pochi incontri di piscina e teoria si evidenziarono delle buone basi, sostenute da un notevole amore per il mare e la biologia marina, condite da una gran passione per la Subacquea come la intendiamo in BluSub, con la S maiuscola.
Tutto ciò non poteva che portare al pieno conseguimento del brevetto, Già da allora però furono messe alla prova le doti di resistenza al freddo. Infatti parte del corso prevedeva delle immersioni invernali. Nel leggere il suo articolo, noto che a tutt’oggi questa abitudine non è stata persa. Ma se i risultati sono questi, ben vengano le immersioni invernali!
La passione per la subacquea è poi un “difetto genetico”. Infatti anche le figlie hanno seguito con grande entusiasmo i nostri corsi minisub. Chissà se anche il loro primo brevetto subacqueo sarà con la nostra associazione.
Le immersioni invernali e i Concorsi di fotografia subacquea
Da allora ne è passato di tempo e la quantità di immersioni invernali di Marco è aumentata. Altri corsi si sono susseguiti. La passione per la biologia marina ha trovato un ottimo canale e la fotografia subacquea ha fatto piena breccia. La voglia di mettersi in gioco e di cimentarsi nei concorsi di fotografia subacquea è stata una naturale conseguenza e ha portato in poco tempo a questi risultati:
- Novembre 2015 – Concorso Le Tegnue di Chioggia – 1° classificato Sezione Emergenti;
- Maggio 2016 – Underwater Photo Marathon Cup (Punat – Croazia) – 5° classificato Compatte;
- Maggio 2016 – Concorso Mare Nord Est (Trieste) – 1° classificato Macro – Compatte;
- Ottobre 2016 – Open Underwater – (Rijeka – Croazia) – 3° classificato Compatte;
- Dicembre 2016 – Concorso Le Tegnue di Chioggia – 1° classificato Sezione Affermati;
- Febbraio 2017 – Concorso Eudi 2016… leggi il suo l’articolo appena qui sotto!
Qui di seguito, la sua foto e il commento del primo premio alla recente IV Edizione del Concorso Fotosub – Trofeo Tegnue 2016.
Vi lascio ora alla lettura del suo piacevole articolo. Benvenuto Marco nel nostre blog.
Un piatto di spaghetti
Fin dai primi brevetti conseguiti mi ha sempre colpito una frase ripetuta dai compagni più esperti: “le immersioni invernali sono le migliori”. Perciò, fidando del fatto che normalmente non soffro molto in freddo ho deciso di seguire questa strada. Peccato che la mia muta stagna fosse una muta “diversamente stagna” e quindi gli allagamenti erano all’ordine del giorno.
Così i primi di gennaio mi sono ritrovato a fare un tuffo nella baia di Sistiana (Trieste). Uno dei miei siti preferiti per andare alla ricerca di “bestiole invernali”.
L’immersione fino a quel punto era andata abbastanza bene. Un sacco di granchi e gamberetti e diverse specie di nudibranchi. Unico neo era l’acqua, a 9° Centigradi. Di conseguenza, dopo un po’… avevo finito il mio repertorio di maledizioni per il freddo che stavo patendo.
Ad un certo punto vedo un gamberetto appollaiato sul tubo di un Cerianto, giusto sul suo margine. “Cavolo…” – mi dico – “stavolta faccio una foto decente!”. In un attimo ripasso tutto quello che ho imparato durante il corso di fotografia:
- il soggetto deve guardarti;
- devi prenderlo dal basso verso l’alto;
- dietro non deve esserci nulla in modo che stacchi dal fondo;
- ecc.
Imposto tempi e diaframmi, metto la luce rossa per non disturbarlo, gli giro attorno in modo da cercare l’inquadratura migliore… mi avvicino piano piano e… dove cavolo è finito il gamberetto?
Una sorpresa inaspettata
Evidentemente si era stancato di aspettarmi e se ne era andato.
Per curiosità guardo dentro il tubo membranoso e vengo colpito dai riflessi rosa del bordo e da un piatto di spaghetti in lento movimento. I tentacoli ritratti per il freddo (mica scemo) erano arricciati a formare spirali e ciocche che danzavano lentamente.
“Ehm, e adesso come lo fotografo???”
Mi tornano in mente le parole sacre: “I soggetti non si fotografano MAI dall’alto verso il basso… MAI!”
Ci penso un secondo (ormai sono 80 minuti che sto qui sotto) e poi… al diavolo le regole, ti fotografo dall’alto e riesco perfino a fare 2 scatti prima di essere investito dalla nube di sedimento che ho sollevato appoggiandomi. Ok, è andata penso mentre il manometro mi dice che devo uscire.
Sulla riva mi aspetta un amico: “Allora come è andata?” chiede. “Bene….ho anche trovato un piatto di spaghetti” rispondo. “Ok… la fame fa venire le allucinazioni, muoviti che andiamo a mangiare!”.
PS: anche se è stata fatta dall’alto, è stata scelta tra le 40 foto che andranno a formare la mostra all’Eudi (scusa maestro Franco De Lorenzi).
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