Pinna nobilis in laguna – La palostrega
Alcuni nostri soci (BluSub è associazione sportiva dilettantistica aderente alla Fipsas e riconosciuta quale associazione di protezione ambientale), ci segnalano che sui bassi fondi della laguna sud di Venezia vi è una notevole proliferazione di un mollusco bivalve. Il mollusco in questione è molto particolare: la pinna nobilis (pinna di mare, palostrega in veneto), una specie protetta. Questa, fino ad oggi, era stata solo sporadicamente rinvenuta in laguna mentre risultava più diffusa in mare aperto. Questo almeno nel passato, quando ancora la pesca a strascico non era così diffusa.
Pinna nobilis, nacchera di mare o anche stora, come altrimenti nota in altre parti dell’Alto Adriatico. Questa è il più grande mollusco bivalve presente nel Mar Mediterraneo. Esso può raggiungere un metro di lunghezza. Vive sotto costa, fissata con la parte appuntita della sua conchiglia triangolare nella sabbia o nella roccia. Il colore è bruno, l’interno è bruno e lucente con la parte anteriore madreperlacea. La specie predilige le praterie di Posidonia o altre piante sottomarine, ma è frequente anche su fondali nudi. In antichità veniva raccolta per la lavorazione del bisso. Da quest’ultimo si ricavava un prezioso filato di color dorato con doti di estrema resistenza alla trazione e al fuoco (il famoso vello d’oro…).
La sua presenza nella laguna
In laguna sta proliferando proprio in mezzo alle praterie di Zostera marina e Cymodocea nodosa. Esse sono piante acquatiche parenti della più nota Posidonia oceanica, fanerogama marina tipica dei fondi costieri mediterranei. Purtroppo la Posidonia è in rarefazione a causa dell’inquinamento, della torbidità e del traffico marittimo. Fenomeno diffuso a tal punto che si sta tentando di reintrodurla con interventi di piantumazione. Tutto ciò per ripristinare l’habitat sottomarino e per difendere, con le sue radici, i fondi marini dai fenomeni erosivi.
Si ritiene ingiustamente l’ambiente lagunare estremamente artificializzato e degradato. Se così fosse, esso non consentirebbe la sopravvivenza di organismi indicatori di buona qualità ecologica. La pinna nobilis è invece presente in laguna. La troviamo tra le praterie di fanerogame marine, cioè di veri organismi vegetali acquatici dotati di foglie, fusti e radici. Essi popolano ampi spazi della laguna centrale e meridionale. Con la loro presenza difendono il fondale dall’erosione. Inoltre costituiscono un’area di protezione e nursery per pesci, crostacei e molluschi.
Evidente la presenza di questa specie in laguna, dove non supera i quaranta centimetri di lunghezza. La presenza a dimostrazione che anche qui resistono alcuni caratteri di naturalità dell’ecosistema. Tutto ciò nonostante i disturbi esistenti, come la pesca delle vongole e il traffico. Non solo, anche oltre le bocche di porto queste specie ha trovato nuovi siti da colonizzare. In particolare al di fuori della laguna, tra l’ambiente caratterizzato dai substrati duri rappresentati dalle dighe foranee. Favorite in seguito alla posa delle nuove barriere frangiflutti a protezione delle bocche. Numerosi sono infatti gli esemplari di pinna nobilis che colonizzano questi fondali, dove il piede delle dighe fa spazio al fondo sabbioso-fangoso.
Tutela della Pinna Nobilis
Oggi la Pinna Nobilis è protetta e tutelata da diverse convenzioni e anche da specifiche direttive europee. Pur essendo un filtratore, si trova in posizione privilegiata nella catena trofica: le sue dimensioni e la sua conchiglia la tengono al riparo da molti predatori. Non è di bocca buona e per questo motivo, anche se sopporta un certo grado di torbidità, è sintomo di discreta o buona qualità dell’acqua. Inoltre rappresenta un elemento importante di quel paesaggio sommerso che per chi si immerge costituisce un fattore essenziale di percezione della biodiversità sottomarina.
Per il collezionismo, la conchiglia della pinna nobilis è stata ed è oggetto di pesca con gravi conseguenze per la sopravvivenza della specie. Probabilmente i distratti raccoglitori ignorano che corrono il rischio di una grave sanzione pecuniaria e penale in quanto il bivalve è protetto e tutelato dalla Convenzione CITES e inserito nella lista rossa della Direttiva 92/43/CEE dell’Unione Europea. La sua presenza va senz’altro monitorata, come si sta facendo per altre componenti della comunità biologica lungo i litorali veneziani, presenza che valorizza questa fascia di passaggio tra l’orizzontalità dell’ambiente sabbioso e la verticalità delle strutture rigide artificiali che proteggono le bocche lagunari. Insomma, il nostro paesaggio sottomarino, pur caratterizzato da acque certo non cristalline, resiste, affascina ed attira.
Questo articolo presente sulla rivista “Hobby Natura” – Anno XVI, numero 1 (maggio 2007) ed è anche ospitato dal sito del Nauticlub11di Fusina (Venezia).
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